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      Violenza domestica

      La presa in carico psicologica delle vittime di violenza domestica. Una breve riflessione

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      Durante la prima fase di un percorso terapeutico con una vittima di violenza domestica, ci troviamo spesso di fronte ad una riflessione: "perché non riesce ad abbandonare il partner abusante?"  Se  la vittima ha  raggiunto un  livello di consapevolezza tale da permetterle di formulare una richiesta di aiuto e a volte di denunciare il proprio partner, per quale motivo non riesce ad abbandonarlo ?  Perché rimane ad un certo livello subordinata all'abusante? Perché è così difficile per parenti, amici, operatori indurla a lasciare una condizione psicologica devastante e a volte pericolosa?

      Un contributo utile ad illuminare la posizione della  donna e a spiegarne le resistenze ad abbandonare l’aggressore, proviene dall’analisi del rapporto correttivo.

      La violenza crea la subordinazione della vittima ed una posizione da imputata; Una volta creata tale posizione, la fonte di sofferenza più grave per la donna, è il sospetto di colpevolezza.

      La Vittima, desidera più di ogni cosa, di essere riconosciuta vittima innocente di “un Uomo colpevole di aggredirla”.

      A questo scopo l’allontanamento fisico dal partner non serve, ma è necessaria la trasformazione della  relazione,con un ribaltamento che veda l’aggressore subordinato ad una autorità superiore e colpevolizzato e la vittima riabilitata ed indennizzata.  Le richieste di aiuto delle donne sembrano confermare questa interpretazione. Molto spesso, infatti, le donne vittime di violenza che chiedono aiuto, hanno già raccontato le violenze subite a persone da cui ritenevano di poter essere aiutate (parente, conoscente, avvocato, ecc).

      Le risposte che le vittime ricevono da parte dei parenti o da parte delle Istituzioni sono quasi sempre incongrue rispetto alla loro richiesta: La richiesta e/o l’aspettativa è un intervento autorevole sul partner, volto a fargli riconoscere il proprio torto e a fargli modificare il proprio atteggiamento. Purtroppo è raro che nella cerchia dei parenti amici ci sia qualcuno che si senta in diritto o capace di imporre al partner la cessazione delle violenze. Essi si limitano ad ascoltare la donna, oppure le consigliano di separarsi, offrendo ospitalità più o meno temporanea.

      Ma le vittime che denunciano l’aggressione spesso desiderano restare con il partner.

      Dunque, la separazione lascia inalterata la forma del rapporto con il partner  e la designazione di ” sospetta” della donna. Anzi,  la separazione conferma quella sua designazione di colpevole per il fatto che,  in una situazione di vittimizzazione, che implica il diritto al risarcimento, comporta , al contrario, una perdita economica, e molto spesso anche una pena morale.

      È necessario un lungo processo di elaborazione delle dinamiche relazionali  che hanno portato ad una collusione di coppia estremamente disfunzionale.

      D.ssa Francesca Megna
      Psicologa-Psicoterapeuta

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